Lungo il NILO: EDFU e KOM OMBO
Terminata la colazione lasciamo a malincuore il Pavillon Winter Palace la cui fascinosa atmosfera mi resterà per sempre appiccicata alla pelle. Sulla Corniche, la via che separa l’ingresso dell’hotel dalla riva est del Nilo, ci attende l’auto di Naga, la nostra guida, che ci porterà verso sud. In serata arriveremo al villaggio Nubiano di fronte Aswan distante 285 km. Usciti da Luxor procediamo abbastanza lentamente su una strada piena di buche, dossi, posti di blocco e intasata da un traffico misto e variopinto. Molti sono i camion e trattori i cui rimorchi sono colmi di canna da zucchero, altrettanto numerosi sono i carretti trainati da asini o da piccole moto anch’essi carichi fino all’inverosimile di queste piante, è il momento del raccolto e consegna agli zuccherifici. Naga ce le ha fatte assaggiare, è incredibile quanto sono dolci.
Siamo a Esna, considerato lo stato delle strade, che dovremmo attraversare il Nilo su un ponte molto trafficato, e poi fermarci ai templi di Edfu e Kom Ombo, decidiamo di saltare la visita al tempio di Esna. Con qualche rimpianto tiriamo diritto.
La strada ora è un po’ più veloce e corre parallela al corso del Nilo, in alcuni tratti proprio sulla riva. Ci fermiamo per fare qualche foto naturalistica e possibilmente vedere se ci sono coccodrilli, ma gli unici esseri viventi visti sulle rive sono tre egiziani che con ampi gesti ci salutano mentre stanno lavando il loro pick up.
Una breve ma importante considerazione sui miracoli che compie la Natura, in questo particolare caso: l’acqua. Intorno a noi ci sono a perdita d’occhio, verde, alberi, campi coltivati e irrigati e così è anche sull’altra riva, quella opposta a noi. Sembra di essere nel paradiso terrestre. Ma se fossimo in grado di alzarci in volo vedremmo che la zona verde con al centro il fiume è un sottile nastro di terra e acqua stretto tra 230 km di deserto roccioso a est (fino alle spiagge di Marsa Alam sul Mar Rosso) e da circa 6000 km di aride sabbie del Sahara a ovest (fino alle spiagge di El Marsa sull’oceano Atlantico). Ecco perché gli antichi Egizi veneravano e inneggiavano al Nilo come un dio (Hapy):
Salute a te, o Nilo che sei uscito dalla terra, che sei venuto per far vivere l’Egitto!
Occulto di natura, oscuro di giorno, lodato dai suoi seguaci;
è lui che irriga i campi, che è creato da Ra per far vivere tutto il bestiame;
che disseta il deserto, lontano dall’acqua: è la sua rugiada, che scende dal cielo.
Tratto da: Inno al Nilo.
Edfu è una piccola ma viva cittadina, mi sorprendono le vie sabbiose del centro, il traffico vivace ma non opprimente, ci fermiamo a prendere dell’acqua in un negozio, mentre aspetto accanto all’auto mi tengono compagnia il canto di molti uccelli e quello cantilenante del muezzin.
Pochi minuti ed eccoci al tempio.
Risalente all’Antico Regno, il tempio di Edfu è dedicato al dio falco Horus. Restaurato durante il Nuovo Regno da Thutmosi III il complesso, nei secoli, fu sommerso quasi completamente dalle sabbie restando nascosto fino al 1860 quando venne liberato da Auguste Mariette, l’egittologo francese fondatore del Museo Egizio del Cairo.
Il deserto che l’aveva coperto aveva però perfettamente conservato l’edificio, sia il suo interno che le enormi statue di falchi in granito nero recanti sul capo la doppia corona dell’Alto e Basso Egitto.
Numerosi e di notevole fattura i dettagliati bassorilievi, che raffigurano la processione delle barche solari, l’annuale Festa di Opet, la posa della prima pietra del tempio, le personificazioni dei distretti in cui l’Egitto era diviso e il bellissimo decoro astrale delle barche del Sole e della Luna con quattordici divinità. Sopra i varchi di accesso campeggia il disco solare alato simbolo di Horus. In fondo, nella stanza del sacrario sono presenti il tabernacolo in un monolite di granito e la barca sacra.
Arriviamo a Kom Ombo, fuori dal tempio sostiamo per un breve pranzo in un chiosco sulla riva del Nilo.
Il tempo è splendido, caldo ma secco e una leggera brezza viene dal fiume che è appena a una cinquantina di metri da noi. A poca distanza anche la scalinata che conduce al tempio.
Collocato su un promontorio roccioso che domina un ansa del Nilo, il Tempio di Kom Ombo è stato costruito durante la dinastia tolemaica è dedicato a due divinità: il dio coccodrillo Sobek e il dio falco Horus. Il tempio fu edificato da Tolomeo VI all’inizio del suo regno, ed ampliato in seguito dai suoi successori. Tre colonne papiriformi delimitano due diversi ingressi, entrambi decorati con il disco solare alato, uno (a sinistra) è per il tempio di Sobek e l’altro (a destra) per quello di Horus. I bassorilievi che decorano i due templi riservano la stessa importanza ad entrambe le divinità, oltre a scene di culto e cerimonie sacerdotali.
Uno dei bassorilievi più interessanti rappresenta vari strumenti chirurgici, segno che gli egizi praticavano la chirurgia, anche se tutti gli scienziati su questo non concordano. Nello stesso bassorilievo sono rappresentate due donne incinte sedute sopra una sedia gestatoria. Infatti il tempio era (e lo è ancora, a giudicare dal nero lasciato dallo strofinamento delle mani sull’immagine) meta di fedeli che chiedono l’aiuto divino per propiziare la fertilità.
Nei secoli, gran parte del tempio è stato deturpato da inondazioni del Nilo, terremoti e da costruttori che utilizzarono le sue pietre per i loro cantieri. Nel piccolo e moderno museo costruito più in basso rispetto al tempio, sono conservati diversi reperti e alcune delle trecento mummie di coccodrilli scoperte nei dintorni.
Purtroppo si è fatto tardi, a malincuore dobbiamo riprendere il viaggio, abbiamo ancora 80 km per arrivare al nostro hotel al Villaggio Nubiano, 80 km che tradotto in strade egiziane vogliono dire almeno due ore.
Nella prossima puntata:
VILLAGGIO NUBIANO, In barca sul NILO e ASWAN.