COLOSSI DI MEMNONE, VALLE DEI RE E HATSHEPSUT
Dopo colazione ci attende la traversata del fiume, il barcaiolo chiede 80 pound, noi offriamo 40, segue una lunga contrattazione del prezzo che si conclude con soddisfazione di tutte le parti a 50 pound (circa 1,5 euro). Sbarchiamo sulla riva occidentale del Nilo, dove tramonta il sole, qui per gli antichi egizi c’era il sacro regno dei morti. In auto arriviamo in breve ai Colossi di Memnone, due enormi statue di pietra la cui funzione era essere di guardia all’entrata del tempio di Milioni di Anni, il complesso funerario del faraone Amenhotep III.
Le statue alte 18 metri e composte da blocchi di quarzite, sono state erette oltre 3500 anni fa, rappresentano Amenhotep III seduto, con le mani sulle ginocchia e lo sguardo rivolto al Nilo e al sole nascente. Sulla parte anteriore del trono, in basso a fianco delle sue gambe, sono scolpite la moglie Tiy e la madre Mutemuia.
Lasciamo Amenhotep III di guardia all’ingresso del suo tempio e continuiamo lungo una strada tra morbidi saliscendi e siti archeologici. Guardo dal finestrino, più che su una normale auto ho la netta sensazione di essere su una macchina del tempo. A destra scorrono i templi funerari di Merenptah, Ramses II, Seti I, a sinistra la valle delle Regine, Deir el Medina, le tombe dei Nobili… poi a un tratto di fronte a noi, come un segnale, la casa di Howard Carter. Svoltiamo a sinistra e prendiamo la Kings Valley road, una bellissima strada asfaltata che si snoda tra alte rupi della montagna tebana.
Sembra deserta ma svoltata l’ultima curva, il caos: sul piazzale ci sono decine di pulmann, auto e centinaia di persone che si accalcano al ticket office.
Fatto il biglietto, prendiamo posto sulle navette elettriche che portano alle prime tombe, da lì in poi si procederà a piedi. Finalmente il sogno di quando quindicenne lessi il libro “Civiltà sepolte” si avvera, sono qui e posso vivere e respirare l’atmosfera delle grandi scoperte. Il prezzo del biglietto prevede la visita di tre tombe ma allungando con discrezione un “bakshish” (mancia) qua e là, ne abbiamo vista qualcuna in più.
Le tombe egizie mi lasciano altre sensazioni rispetto quelle delle dinastie imperiali cinesi Ming e Qing che ho visitato nella necropoli della Via Sacra a Pechino. In quelle cinesi, nonostante la maestosità e ricchezza delle strutture e manufatti, basti pensare all’esercito di terracotta che custodisce la tomba dell’imperatore Qin Shi Huang a Xi’an, ho avvertito un tetro senso di morte che mi accompagnava a ogni passo. Forse dovuto al fatto che l’imperatore trascinava con sé nella morte molti suoi sudditi che tanta voglia di accompagnare l’imperatore nel suo ultimo viaggio non ne avevano di sicuro. Qui invece sulle pareti dipinte si vede il percorso che il defunto, seguito dall’amore dei familiari e guidato dagli dèi, compie per arrivare nella valle del giunco e dell’ape, un luogo ricco di acqua, pace e serenità. Una nuova vita a cui si accede dalla porta della morte e solo se in vita ci si è comportati con giustizia e bontà d’animo.
Lascio la valle con malinconia ma con la promessa che tornerò ancora.
Dopo un pranzo tradizionale a base di pollo, riso e verdure all’ombra di un fresco palmeto.
è il momento del vicino Tempio di Hatshepsut a Deir el Bahari. Considerato uno degli “incomparabili monumenti dell’antico Egitto” fu progettato da Senenmut, architetto reale e forse anche amante di Hatshepsut, entrambi protagonisti di una storia struggente durante la vita e anche dopo la morte.
Terminate le visite archeologiche torniamo in albergo per una doccia, un po’ di relax con vista tramonto sul Nilo, quindi alle 19.30 riattraversiamo il fiume per concludere la giornata con una cena in un posto speciale, da mille e una notte: Al Moudira.
Alla prossima puntata con MEDINET HABU, QURNA e tomba di RAMOSE.